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Analisi DNA Forense ex RIS Parma

Laboratorio di genetica forense- Test di Paternità

Accertamenti tecnici ripetibili e non ripetibili di natura biologica, da qualsiasi traccia biologica (tracce di natura ematica; tracce lavate di natura ematica; tracce di liquido seminale; tracce di saliva; secrezioni vaginali; tracce di sudore su vestiti; tracce di sudore da contatto; formazioni pilifere; tracce fecali; tracce di urina, ossa, DNA da denti, residui epiteliali da contatto, residui epiteliali da rasatura, residui ossei da esumazione)


Gli anni di attività mi hanno dato anche l’opportunità di conoscere validi professionisti dei diversi settori delle scienze forensi, quali medicina legale, chimica (merceologia, tossicologia, infiammabili ed esplosivi), balistica (residui dello sparo, comparazioni e ricostruzione traiettorie) e grafologia, con i quali collaboro per il completamento delle indagini scientifiche.


Glossario delle attività svolte press il laboratorio di genetica forense di Milano:

BPA: acronimo di bloodstain pattern analysis, ovvero la disciplina che si occupa dello studio delle macchie di sangue.
A seguito del compimento di crimini violenti, sui vestiti della vittima e dell’aggressore possono trovarsi varie tracce ematiche. Nelle scene del crimine circoscritte a determinati luoghi chiusi, possono essere studiate anche le tracce di sangue rinvenute sulle pareti o sul soffitto. La perdita di sangue ed il successivo deposito determinano infatti schizzi e macchie di varie forme e dimensioni. Lo studio dei parametri delle proiezioni di sangue (dimensione, angolo di impatto, forma, materiale dove è avvenuto l’impatto dello schizzo) consentono di ricavare il punto d’origine e l’azione che ha provocato il sanguinamento.
Le informazioni raccolte possono così essere poi usate per la ricostruzione della scena del crimine, anche tramite 3D animation e per l’attendibilità delle dichiarazioni rese dai soggetti coinvolti.

Lampada a luce forense: luci ad alta intensità con lunghezza d’onda variabile tra i 380 e i 670nm.
Sfruttando il diverso assorbimento della luce, si riescono a distinguere tracce di sperma, saliva, impronte papillari, sudore, urina ed sangue. Questa metodica viene utilizzata soprattutto per individuare tracce di liquido seminale su tessuti (slip, lenzuola, indumenti intimi in genere). Le tracce di liquido seminale su tessuti vengono poi sottoposte all’analisi del DNA forense.
Il laboratorio del Dott. Portera utilizza lampade a led a luce forense di produzione statunitense.

Ancora oggi si assiste all’errato utilizzo della lampada di Wood o lampada uv in genere, per la ricerca tracce di sperma. Alcuni laboratori impiegano luci a lunghezze d’onda UV-A (~ 380nm, per il caso specifico) per rispondere a quesiti d’infedeltà coniugale, luci che non sono però adeguate per la ricerca di tracce di liquido seminale. Solo le lampade con luce blu, con picco di emissione tra i 400 ed i 470nm, hanno le proprietà per evidenziare tracce organiche a seguito di abusi sessuali. Le lampade forensi vengono impiegate in indagini dove si sospettano abusi sessuali su bambini, abusi sessuali sulle donne o abusi sessuali in genere.

E’ oramai consuetudine utilizzare lampade forensi portatili, come torce a led molto potenti. Il laboratorio del Dott. Portera utilizza lampade a led a luce forense di produzione statunitense.

Luminol: reagente chimico che, miscelato con componenti salini, permette di individuare tracce di sangue lavato o diluito. Il luminol viene utilizzato al buio e senza alcuna lampada o occhiali colorati forensi e filtranti. La valutazione del test è una fase molto critica, in quanto bisogna considerare l’intensità del segnale luminoso del luminol, la durata dell’emissione e la tonalità precisa del colore del luminol. Il test del luminol deve essere eseguito da personale con grande esperienza, da un genetista forense esperto con diverse centinaia di indagini tecniche trattate.

Real-time pcr: chiamata anche PCR quantitativa in tempo reale (rt-Qpcr) o PCR quantitativa, la real- time è un metodo di amplificazione (PCR) che permette di valutare la quantità di DNA presente nella traccia forense (quantificazione dna forense o quantizzazione dna forense). In genetica forense vengono utilizzati dei kit specifici per il DNA umano e contemporaneamente per il DNA umano maschile. Questa moderna metodica è molto precisa, permettendo di dare una stima molto attendibile della quantità e della qualità del DNA, e del rapporto tra DNA totale e DNA maschile. Quest’ultimo dato della percentuale di DNA maschile all’interno di tracce forensi viene sfruttato per le analisi delle tracce forensi da violenza sessuale. I dati forniti da questa metodica sono poi sfruttati per la successiva fase di amplificazione delle regioni STR del DNA.

Regioni STR e mini-STR: porzioni di DNA caratterizzati dalla presenza di piccoli blocchi di sequenze di dna, ripetuti in tandem uno dopo l’altro. Per questo motivo vengono chiamate STR, acronimo di short tandem repeat. Le unità di ripetizione sono molto corte, generalmente tra 1 a 5 bp. I kit forensi che utilizzano 16 loci str per l’analisi del DNA, correntemente usati dallo staff di geneticaforense.it, permettono di fornire il massimo grado di compatibilità genetica. Le regioni STR possono essere chiamate anche locus str (un singolo frammento str) loci STR (più frammenti str), sistema STR o marcatori str.

Compatibilità genotipica: il successo dell’esame del DNA in ambito forense e nei casi di accertamento di paternità si deve proprio al suo grande potere identificativo. Quando il genetista forense identifica una compatibilità tra tracce biologiche e/o campioni di confronto, significa che vi è piena sovrapposizione dei segnali analitici (segnale allelico o picco), tranne casi di perdite parziali e minime di segnali che devono essere attentamente valutati. La sovrapposizione rappresenta il dato analitico che l’operatore osserva, ma questa deve essere sempre affiancata ad un dato statistico che valuta la misura, il peso dell’evidenza. Per questo vengono effettuati calcoli come LR (likelihood-ratio) o regola del prodotto che, sfruttando le frequenze alleliche delle regioni STR del DNA, permettono di dimostrare l’unicità del profilo genotipico, comunemente chiamato profilo DNA. Nel caso di riconoscimento di paternità viene invece fornita una percentuale di compatibilità superiore al 99,99%, un dato praticamente certo.

Combur-test o Combur-tritest: test solitamente utilizzato per la diagnosi di emoglobina e proteine nelle urine. In genetica forense viene usato come diagnosi orientativa per valutare la presenza di sangue, mediante una reazione colorimetrica determinata dall’emoglobina del sangue con la tetrametilbenzidina del test. Il test è composto da uno stick con tampone giallo, che a contatto con il sangue cambia colore rapidamente, diventando verde. Non è specie-specifico.

Diagnosi specifica di sangue umano: test immunocromatografico che reagisce solo con gli anticorpi presenti nel sangue umano. In commercio esistono vari test specie-specifico utilizzati per la diagnosi di sangue umano. Anche questo test, come il combur-test, viene utilizzato in ambito diagnostico per la ricerca di tracce di sangue. In particolare questo è un test specifico per il sangue umano ed impiegato per la ricerca di sangue occulto nelle feci. Essendo tali test molto sensibili, si sono sempre sfruttati anche nel campo del forense, per fornire esiti diagnostici molto sensibili e rapidi. I più conosciuti sono Hexagon Obti test, Foby test, Hema-Trace, RSID blood).

Amilasi-test: test colorimetrico utilizzato per identificare la presenza di tracce di saliva. Il test utilizza una soluzione all’interno del quale è presente la molecola 2-cloro- 4-nitrofenolo, legata a maltotrioso, indicatore colorimetrico che reagisce con l’-amilasi della saliva. La positività del test deve essere valutata in base alla velocità e gradazione del viraggio del colore. Anche questo test, come il combur test e la diagnosi specifica di sangue, è solitamente utilizzato in ambito clinico. Nei laboratori di biologia forense viene utilizzato da molti anni, in quanto test abbastanza affidabile. Non è specie-specifico.

Psa-test: saggio immunologico per la determinazione dell’antigene prostatico nel sangue, è comunemente utilizzato per la diagnosi clinica del tumore alla prostata e dell’iperplasia prostatica benigna. Nei laboratori di biologia e genetica forense è usato per la diagnosi di tracce di sperma, nei casi di violenza sessuale.

Semenogelina-test: test specifico per lo sperma umano, mediante saggio immunocromatografico. A differenza del psa-test, reagisce con la semelogenina, proteina specifica umana e prodotta nelle vescicole seminali dell’uomo.

Marcatore genetico: specifica regione del DNA posizionata in una delimitata parte di un cromosoma. Un marcatore genetico può essere studiato attraverso un particolare saggio di laboratorio, solitamente tramite PCR (Polymerase Chain Reaction), attraverso l’analisi della sequenza delle singole basi azotate che formano il DNA o della lunghezza dei microsatelliti. Nel forense vengono utilizzati i microsatelliti chiamati STR.

Multiplex: reazione di PCR in cui vengono amplificate più regione del DNA contemporaneamente. La multiplex PCR è costituita da più set di primer che amplificano frammenti del DNA di varie dimensioni, in modo da acquisire informazioni genetiche da più siti (STR) in un’unica reazione di PCR. La reazione in multiplex è impiegata nelle indagini di polizia scientifica; in questo modo, in poche ore è possibile fornire il profilo genetico di un sospettato o di una traccia forense.

Gene: regione specifica del genoma di un organismo, che codifica per un determinata proteina. Ogni gene può presentare forme alternative che differiscono nella sequenza del DNA e prendono il nome di alleli. I geni, attraverso l'interazione con ambiente, controllano lo sviluppo di uno specifico carattere o fenotipo. Il fenotipo della traccia, e quindi i tratti somatici del soggetto che deposita il materiale biologico sulla scena del crimine, può essere studiato tramite la metodica di nuova generazione NGS.

Allele: una delle forme alternative dello stesso gene che si trovano nella stessa zona del DNA. In genetica forense, gli alleli non vengono considerati strettamente come espressione di un carattere, ma come specifiche differenze per ogni marcatore genetico analizzato.

Segnale allelico o picco elettroforetico: rappresentazione grafica di un allele. Il risultato finale dell’analisi del DNA, ovvero il dato di tipizzazione, è rappresentato da un profilo genotipico che comprende tutti i segnali allelici della traccia o del soggetto, a seconda del caso. Spesso l’espressione “picco elettroforetico” viene usata come sinonimo di “segnale allelico”.

PCR: reazione a catena della polimerasi, ovvero un esperimento di laboratorio molto diffuso nei laboratori di biologia molecolare, che permette di moltiplicare gli acidi nucleici (DNA o RNA) in un numero di copie molto alto, in modo da avere un maggiore quantitativo per i vari esperimenti che il laboratorio di genetica forense deve allestire.

Basi azotate: quattro molecole che concorrono alla formazione dei nucleotidi. Le basi azotate che compongono il DNA sono quattro: adenina e guanina (purine) e citosina, timina (pirimidine).

Nucleotidi: unità ripetute all’interno dell’acido nucleico (DNA o RNA), formate da uno zucchero a cinque atomi di carbonio, una base azotata (purina o pirimidina) ed un gruppo fosfato. Lo zucchero è il desossiribosio nel DNA ed il ribosio nell'RNA.

DNA: acido desossiribonucleico o deossiribonucleico è l’acido nucleico che contiene le informazioni genetiche necessarie alla sintesi dell’ RNA e proteine, molecole necessarie per lo sviluppo della vita degli organismi. Il DNA è una molecola organica costituita da quattro nucleotidi. Tutti i nucleotidi sono costituiti da tre componenti fondamentali: un gruppo fosfato, il deossiribosio (zucchero) e una base azotata. Lo scopo fondamentale della genetica forense è quello di ottenere profili del DNA dalle tracce analizzate o dai campioni di confronto. Il profilo del DNA, in lingua anglosassone DNA profiling, rappresenta quindi le specifiche del DNA di un particolare soggetto o traccia, specifiche rappresentate dagli alleli che compongono il profilo. Il dna test serve quindi ad attribuire un codice a barre genetico, unico per ogni determinata traccia biologica; il dna testing è oggi possibile impiegarlo per moltissime tipologie di tracce biologiche forensi. È infatti possibile analizzare tracce di sangue fresco o degradato, tracce di sperma, di sudore, formazioni pilifere, ossa, denti, urina, secrezioni vaginali.

DNA testing: comunemente il test del DNA identificativo viene chiamato dna testing o DNA typing. Con questo termine si indica sia il test del DNA per paternità, sia il test del DNA da traccia forense (sangue, tracce di natura ematica lavate, sperma, saliva, sudore, secrezioni vaginali, formazioni pilifere, feci,urina, frammenti ossei, denti).

RNA: acronimo dell’acido ribonucleico, macromolecola che svolge un ruolo molto importante nella formazione di altre molecole (proteine), coinvolte nel ciclo cellulare. DNA ed RNA sono macromolecole fondamentali per la vita degli organismi viventi. In genetica forense il tipo di RNA sfruttato per le indagini è quello detto messaggero (mRNA), che nella cellula ha un ruolo di collegamento tra il DNA e la sintesi proteica.

RNA messaggero (mRNA): particolare macromolecola che ha un ruolo fondamentale nel ciclo cellulare, in quanto trasporta l’informazione genetica che poi serve alla sintesi proteica. Ogni cellula esprime un particolare gruppo di mRNA , specifici per il tessuto di cui fanno parte. Per questo motivo avremo RNA messaggeri tipici e specifici per il sangue, o per lo sperma, la saliva, il sudore e per molti altre tipologie di tessuto. La genetica forense sfrutta le varie differenze di espressione dei messaggeri, per investigare la natura delle tracce dal punto di vista molecolare. Pertanto, invece dei test generici o specifici sopra descritti, è possibile investigare la natura della traccia con mRNA.

Il limite di tale metodica è il quantitativo del messaggero, non sempre abbondante, anche in tracce con grandi quantitativi cellulari, ed il tempo trascorso tra il deposito della traccia e l’esame. Per una condizione ottimale, le analisi sull’mRNA dovrebbero essere eseguite su materiale abbondante e fresco, caratteristiche non sempre riscontrabili negli accertamenti tecnici non ripetibili.

Le analisi per stabilire la natura della traccia possono oggi essere eseguite sui messaggeri specifici di particolari tessuti: sangue, sangue mestruale, sperma, saliva, sudore, secrezioni vaginali.

NGS (next generation sequencing): detto anche high-throughput sequencing, il sequenziamento di nuova generazione analizza moltissime regioni del filamento del DNA, molte di più rispetto alla classica tipizzazione forense di qualche STR (15/25 STR con il metodo classico).
Il sequenziamento NGS produce una grandissima mole di dati, che deve poi essere interpretata da particolari software. Nel sequenziamento in NGS, l’interpretazione del singolo operatore è marginale, non potendo gestire le innumerevoli informazioni fornite dal next generation sequencing. I dati ottenuti da sequenziamento in NGS conterranno ovviamente gli STR comunemente utilizzati nel forense, ma ne forniranno anche di altri. Inoltre, è possibile analizzare la presenza di intra-STR SNP, ovvero la presenza di mutazioni all’interno del singolo STR, che ha ovviamente un valore identificativo ulteriore.

Nell’analisi dei campioni forensi degradati, l’NGS può fare la differenza, in quanto fornisce dati sui singoli polimorfismi di sequenza (SNP), che hanno anch’essi valore identificativo.

In una singola reazione di NGS possono essere letti gli STR autosomici, ovvero i 15 STR classici che identificano un soggetto, gli STR tipici del cromosoma Y maschile (Y-STR), quelli del cromosoma X, utile per test di paternità senza DNA del padre, gli SNP identificativi, SNP che forniscono una stima sui caratteri del soggetto. Questi ultimi, chiamati SNP fenotipici (piSNP) forniscono una previsione probabilistica sui principali caratteri somatici (colore occhi, colore capelli, colore pelle).

Forensic botany: la botanica forense sfrutta le caratteristiche vegetali delle piante per le indagini penali, cercando di collegare la scena del crimine ad altri determinati ambienti o aree geografiche. Il DNA vegetale viene estratto direttamente da materiale raccolto sulla scena del crimine o sui reperti, quali vestiti, tappeti, tappezzerie di autovetture. Potendo studiare il materiale genetico vegetale, in modo da identificare una specie vegetale (pianta) o un determinato polline, è possibile ipotizzare la provenienza della pianta o del polline. Essendo queste rappresentative di regioni geografiche, un’analisi sulla dislocazione territoriale delle piante può fornire indicazioni fortemente probanti sull’origine del campione. Presso il laboratorio del Dott. Giorgio Portera è possibile eseguire saggi di laboratorio per lo studio molecolare dei residui vegetali presenti sulla scena del crimine.

Un aspetto importante in un'indagine è quello di fare collegamenti tra le prove della scena. Per i principi della botanica forense e della biologia forense, il polline può essere utilizzato per collegare un sospettato o la vittima stessa ad una determinata scena. Il polline è una sostanza polverosa, rilasciato dalle piante come parte del loro ciclo riproduttivo. Dal momento che è prodotto in grandi volumi ed è facilmente distribuito dal vento, grani di polline sono spesso trovati sui vestiti, capelli o sulla pelle. Se gli investigatori trovano un tipo di pianta rara sulla vittima di omicidio, questa rarità può sicuramente contribuire alla ricostruzione della dinamica delittuosa. Anche per piante comuni, ogni ambiente ha la sua combinazione unica di pollini, e questa può rappresentare un collegamento tra un individuo ed un reperto.
Presso il laboratorio del Dott. Giorgio Portera è possibile eseguire saggi di laboratorio per lo studiomolecolare dei residui vegetali presenti sulla scena del crimine.
La botanica forense è molto utile per capire se un corpo è stato spostato e suggerire il tipo di zona in cui il reato ha avuto luogo originale, aiutando gli investigatori a localizzare la scena del crimine primaria.

La forensic botany è una disciplina relativamente nuova che annovera la palinologia (scienza che studia il polline ed altri elementi biologici microscopici come spore di muschi, spore e parti fungine, cisti algali…), dendrocronologia (sistema di datazione che considera gli anelli degli alberi), sistematica (la classificazione delle piante), ed in generale l'ecologia (studio degli ecosistemi).


Uno dei limiti della botanica forense è la difficoltà di associare un polline ad una determinata area geografica, in casi in cui il polline è troppo comune nel territorio. Altro limite è rappresentato quando il reperto non è stato custodito e protetto in modo adeguato, in quanto non è più possibile stabilire il momento del deposito del polline, e quindi manca la certezza che si sia depositato in concomitanza al reato.

Le specie vegetali acquatiche possono essere caratterizzate seguendo i principi della botanica forense. Ad esempio, alghe e diatomee possono essere utilizzate per diagnosticare la morte per annegamento.

Per stabilire nel dettaglio le causa della morte da annegamento, la botanica forense può aiutare nell' identificare il numero e le specie di diatomee (alghe unicellulari) presenti nei polmoni e altri tessuti, e loro correlazione con la flora del luogo dove è stato trovato l'individuo. Alghe e diatomee variano stagionalmente, la loro abbondanza e la diversità in una zona può anche in estremo suggerire l’ora della morte, o indicare un particolare habitat acquatico.

Impronte dattiloscopiche: per Impronta Digitale si intende solitamente la figura di un polpastrello che può essere individuata su un reperto. In realtà, la dattiloscopia è una vera e propria scienza che studia i caratteri e l’andamento delle linee visibili sulla cute (creste papillari), impiegando diverse tecniche per l’esaltazione delle impronte digitali in genere. La Dattiloscopia Forense è quindi l’analisi delle impronte digitali su tutti i possibili reperti che possano essere stati toccati, in modo da fornire un’analisi identificativa complementare o in sostituzione all’analisi del DNA Forense. Possono essere pertanto sottoposte ad analisi per la ricerca di impronte su buste di carta, ricerca impronte su lettere spedite, ricerca di impronte su carta. Il dattiloscopista, Esperto in Dattiloscopia, esegue accertamenti e poi confronti dattiloscopici su varie tipologie di reperti, paragonando tra loro impronte digitali, palmari e plantari. Esistono anche accertamenti dattiloscopici che sfruttano altre caratteristiche anatomiche, quali le Impronte delle Labbra, Impronte delle Orecchie, in particolare si confrontano le Impronte del Padiglione Auricolare.

I Principi Identificativi della Dattiloscopia si basano sul confronto tra impronte. E’ diffusa l’idea in ambito di Polizia Giudiziaria e Giuridico che per fornire un’Identità Dattiloscopica siano necessari 16 punti caratteristici (minuzie) condivise. Il realtà, come anche riportato in alcune sentenze della Corte di Cassazione, è possibile fornire un’identità con meno di 16 punti, laddove esistano elementi qualitativi tali da sopperire la mancanza di tutti i 16 punti. Gli stessi principi identificati e di confronto possono essere utilizzati per confrontare impronte o fotografie di superfici di reperti come pneumatici, suola delle scarpe, superfici tagliate di reperti metalli o plastici

GeFI: acronimo di Genetisti Forensi Italiani , associazione di studio del territorio nazionale, alla quale aderiscono esperti di genetica forense. Alla fondazione del gruppo, la sigla GEFI rappresentava il gruppo ematologi forensi italiani. Oggi la stessa associazione raggruppa gli esperti in genetica forense, che divulgano la specifica materia, organizzando congressi, gruppi di studio ed esercizi collaborativi (proficiency test), seguendo le direttive dell’ISFG (International Society for Forensic Genetics). Gli iscritti al GEFI sono per la maggior parte biologi, biotecnologi e medici legali.

CTU: Il consulente tecnico d'ufficio (CTU) è nominato dal Giudice (processo civile) e svolge la funzione di ausiliario del giudice, lavorando per assisterlo in materie tecniche di competenza non giuridica. Lo scopo del CTU è quello di rispondere in maniera precisa ai quesiti che il giudice formula durante l’udienza di conferimento d'incarico. La relazione del CTU prende inoltre il nome di Consulenza Tecnica d'Ufficio che viene depositata alla fine dei lavori.
Generalmente, anche il professionista esperto che viene nominato dal Pubblico Ministero prende il nome di CTU, svolgendo comunque lo stesso ruolo di ausiliario di un magistrato (PM) che lavora per l’Ufficio della Procura.
Viste le innumerevoli attività tecniche che possono essere svolte per un Giudice (processo civile) o per un Pubblico Ministero (processo penale) la tipologia dei CTU è ampissima, al punto tale che ogni Tribunale ha un Albo di CTU a cui un professionista può iscriversi. Anche il genetista forense ha la possibilità di potersi iscrivere all’Albo di CTU del Tribunale della propria circoscrizione. Se il professionista esperto di genetica, ad esempio, viene nominato da un Giudice del Tribunale Penale, allora questo prende il nome di Perito del Giudice.

CTP: il consulente tecnico di parte (CTP) è un professionista che svolge la propria opera per una delle parti in causa. Sia nel processo civile che in quello penale è contemplata la figura del CTP. In genetica forense possono essere nominati per assistere le parti per accertamenti genetici per riconoscimenti o disconoscimenti di paternità; solitamente i CTP per accertamento di paternità giudiziale affiancano il CTU nella propria opera, promuovendo osservazioni eventuali sul suo operato.
Nei procedimenti penali il CTP assiste la difesa dell’indagato, della parte offesa o della parte civile, a seconda della fase procedurale. Durante il dibattimento anche il consulente tecnico del PM può essere chiamato CTP, essendo il Pubblico Ministero una parte del processo. In genere però il professionista che affianca il pubblico ministero viene chiamato CT del PM, per differenziarlo dal CTP della parte indagata.

Banca dati del DNA: raccolta di profili del DNA. Un DNA database può essere formato da profili ottenuti da soggetti con patologie genetiche o da profili del Dna ricavati da tracce forensi e campioni di confronto di sospettati. L’archiviazione dei profili genotipici del DNA permette di ricollegare varie scene del crimine a distanza di tempo, e di attribuire la compatibilità genetica tra il Dna di un sospettato e le tracce genetiche della banca dati del DNA.
Le più importanti e voluminose raccolte dati sul DNA forense a fini identificativo sono quelle degli USA CODIS e quella del Regno Unito NDNAD

Banca dati dna italia: la banca dati del DNA nazionale è stata istituita con la legge 85/2009, con finalità di facilitare l'identificazione degli autori di delitti,  permettendo la comparazione dei profili del DNA di persone già implicate in procedimenti penali con gli analoghi profili, ottenuti dalle tracce biologiche forensi repertate sulla scena di un reato. L’attività di lavorazione dei tamponi salivari e della conservazione dei dati è gestita dal Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria.

LCN e LT-DNA: low copy number e low template DNA sono due modi per definire una traccia forense con basso quantitativo di DNA. Le tracce LCN devono pertanto essere lavorate con procedure particolari, come descritto nelle pubblicazioni che possono essere facilmente scaricate dal sito Pubmed con la chiave di ricerca “low copy number forensic”. L’esperto in genetica forense deve conoscere tutte le problematiche insite in una traccia con poco DNA (LCN DNA o LT DNA), e tenere sotto controllo le delicate fasi analitiche, fornendo un’interpretazione del dato analitico completa di statistica forense. L’interpretazione di DNA a basso numero di copie è a volte talmente al limite, che è bene comunicare che non tutte le tracce devono essere ritenute utili al confronto.


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